La nascita di Matteo - HBAC

Il 2 febbraio 2014, giorno della Candelora, era una domenica. Di sera, alle otto circa, è nato mio figlio Matteo. E' nato nella camera da letto dei suoi genitori, che è tutt'ora una delle sue stanze più bazzicate... E' nato al buio, mentre un'ostetrica teneva la pila per aiutare l'altra a scorgere la testa  del piccoletto (si fa per dire, è nato di quasi quattro chili). Io ero a carponi e avevo incastrato la testa tra le gambe del suo papà.
Le ostetriche erano arrivate verso le 6 e un quarto... non lo so, così mi ha detto mio marito. Certo è che non c'è stato gran tempo di valutare questi dettagli. Quando mi hanno visto, hanno pensato che dovesse andare per lunghe, volevano mandare Enrico a fare un giro. Invece da li a poco le contrazioni sono diventate forti al punto da farmi urlare e hanno capito che c'eravamo.
C'eravamo si,  io mi ero preparata per quel parto da diverso tempo, sapevo esattamente come vivermi il mio travaglio e così è stato.
Alle sei del mattino mi ero svegliata con una contrazione, ne avevo avute diverse nei giorni prima.
Devo dire che ero stata in ospedale la sera prima per il monitoraggio di ruotine ed ero già di quasi tre  cm di dilatazione, la ginecologa ha proposto (proposto, non imposto!!!!!) lo scollamento delle membrane, e l'ostetrica l'ha fermata sapendo che volevo travagliare (e partorire) a casa. Ringrazio di cuore quella ginecologa e quell'ostetrica (Valentina) dell'ospedale di Montebelluna (TV): dovrebbe essere sempre così per le donne.
Per capire meglio la situazione bisogna dire che Matteo è il mio secondo figlio e che il primo, il mio amato Luciano, è nato con taglio cesareo. Quindi io ero considerata una “precesareizzata” che sembra una parolaccia, e forse lo è.
Bisogna anche capire, che secondo le ecografie io ero già a 41+1: per capirci nella maggior parte degli ospedali mi avrebbero già indotto il travaglio o fatto pressioni per farlo, o programmato un cesareo. Non a Montebelluna, dove una donna pre-cesareizzata come me può arrivare a 41+5 senza che nessuno la faccia sentire minimamente un'aliena. Che bello!
Dunque mi hanno mandata a casa: sì a tre cm di dilatazione, con contrazioni, con un cesareo pregresso, con un'influenza intestinale appena passata a 41+1. “ci vediamo più tardi” mi hanno detto. Scordavo: io vivo a Mestre, un'ora abbondante di macchina da Montebelluna.
Ma torniamo a domenica mattina alle 6: mi alzo di scatto, cosa che non accade mai pigra come sono, e mi dico: questa situazione non può andare avanti. Il problema era la tensione forte che si sera venuta a creare in me, ma anche nelle ostetriche. La fonte della tensione era la data presunta. Per me, con il calcolo delle mestruazioni, la data presunta restava il 2 febbraio. Per le ecografie la data presunta era passata da 10 giorni. Il fatto è che, se un'ostetrica decide si seguire i parti a domicilio non ha vita facile. Intanto per il numero esiguo di donne che fanno questa scelta, quindi le entrate non sono certo ingenti. Poi perchè diventano delle sorvegliate speciali, sono delle pecorelle fuori da gregge, vanno controcorrente, si prendono molte responsabilità molti rischi e non sono molto tutelate. Non lo sono per niente. Esistono delle linee guida cui devono attenersi e io ero un bel insieme di eccezioni alle linee guida: RH negativo, precesareizzata, praticamente oltre la data presunta secondo  quanto scritto dai dottori. Loro erano tese perchè si sentivano sconfinare in un terreno dove rischiavano la professione, dove nessuno le avrebbe difese, forse, se fosse successo l'imprevisto negativo.
E invece è successo il previsto positivo. Puntualissimo Matteo è nato il giorno della data presunta con il calcolo delle mestruazioni.
In barba alle ecografie, come ho detto alle dottoresse delle ecografie, faccio figli grandicelli, poi si rimettono nella media con la crescita. Era stato così per suo fratello.
Io vorrei, per chi ha pazienza, raccontare anche un po' del travaglio.
Giusto per cronaca dopo aver fatto colazione, lasciando dormire mio marito, ho fatto:
rinfresco della pasta madre, minestrone con verdure tagliate a mano, le contrazioni si facevano sentire e io mi dondolavo e respiravo e facevo la pipì rilassando completante il perineo.
Poi ho impastato il pane.
Esercizi per la schiena, tante AAAAAAAAA, dondolare dondolare dondolare, fare i movimenti che avevo bisogno per la schiena aaaaaaaaaaaaaaaa
Poi ho impastato una torta di mele.
Sbatti le uova e aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
rilassa rilassa rilassa pipì......
ho fatto il secondo impasto del pane.
Sformato la torta.
Ho mandato mio marito a prendersi delle medicine perchè aveva l'influenza intestinale.
Mi sentivo immersa nel mio mondo di penombra, tutta coperta di strati di camicia di notte, maglioni, calzettoni...
verso mezzogiorno mi sentivo sporca e sudata e ho fatto una bella doccia.
Bella bella doccia calda.
Le contrazioni continuavano, irregolari si ma neanche tanto.
Ho chiamato Annalisa, una delle ostetriche, giovane Annalisa, fiera portatrice di un sapere antico, consapevole guardiana di porta, benefica ragazza.
Io non ero lucida e alle domande che mi ha fatto Annalisa ho risposto in modo che ora non saprei definire.
Poi ho cercato di riposare stesa sul divano, con Enrico che provava a indovinare dal mio respiro il ritmo delle contrazioni. E' stato quasi un momento di pausa in cui il mio corpo ha preso forza, il dolore era tenuto diluito, quasi sospeso, dalla respirazione profonda.
Un po' di massaggio da parte di mio marito, per avere una coccola, per stare un po' insieme, per aiutarmi a passare il tempo insieme.
Sono una donna molto curiosa, così in qualche modo mi sono “visitata”. E' stato davvero bellissimo per me sentire il sacco che sporgeva dalla dilatazione del mio corpo, caldo e liscio, pieno di liquido, mobile.
Poi sempre più onde di energie che mi facevano muovere, ballare, cambiare posizione per stare nella forza dell'esperienza. Così sono passate le ore.
Poi hanno chiamato le ostetriche per saper se volevo che venissero: si.
Mi sono di nuovo “visitata” e sentivo molta più distanza tra i punti del mio corpo che incorniciavo il sacco uscente.
Verso le 5, credo ho iniziato a sentire pressioni verso il basso. Una forza che mi voleva far accovacciare per terra, ma io non mi sentivo pronta per quella sensazione davvero fortissima, da quel dolore che sapevo sarebbe arrivato se avessi tenuto la posizione accovacciata. Mi alzavo, mi muovevo, ma mi spingeva giù ancora. E io  mi rialzavo, e lui spingeva giù.
Poi sono arrivate le ostetriche e il resto è andato veloce...
Non riuscivo a parlare bene, non volevo parlare. Si sono rotte le acque, BUM, sono riuscita a dire, tutte le luci erano spente tranne in cucina, la mia calda cucina.
Volevo solo sapere che andava tutto bene, che non stavo morendo, che il mio culo non sarebbe scoppiato, che non mi sarei rotta, o forse sì ma che andava bene così, che era tutto normale. Mariangela, matrona antroposofica, ruspante levatrice, mater cum me, mi ha detto che andava tutto bene, si. SI. Ora nasci Matteo.
E allora urla e pianti e Matteo, Matteo che ho sentito piangere quando il suo corpo era ancora dentro di me. Prima la testa che fatica, e poi il corpo, voilà è scivolato fuori da sé. Matteo benvenuto, piccolo fiore, grande dono.

Non tedierò oltre. La sua placenta è nata ed è stata con lui finché non si è staccata da sola, 5 giorni dopo.
Voglio infine dire Grazie a Mariangela e Annalisa per essersi prese cura di me durante la gravidanza, per aver accettato di esserci durante il parto. So bene che si contano sulle dita di una mano le ostetriche che lo avrebbero fatto.
Grazie a Enrico per esserci stato nel modo che gli ho chiesto durante il parto ma soprattutto per aver sempre creduto con me, fino in fondo, che il parto a casa sarebbe stata la cosa migliore: non è facile prendere questa decisione contro un mondo di autorevolissimi medici che ci hanno pensati “pazzi”.
Grazie a Luciano e Matteo, mie meravigliose creature, per essere venute al mondo proprio così come avete fatto.

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